Karen Mustafa (1626-1683) Gran Visir dell'Impero ottomano, nel periodo
del secondo assedio di Vienna. Pittore austriaco sconosciuto
fonte: Wikimedia Commons
L'iscrizione in alto dice: "Kara Mustapha, Gran Visir
turco, che nel 1683 assediò
la città di Vienna, residenza imperiale, e che poi fu
cacciato via con grandi perdite,
diventando lo zimbello di tutti".
Informazioni generali:
Titolo della tesi: L'immagine del turco nell'arte austriaca
Autrice: Claudia Da Boit
Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
Anno di scrittura: 2002
L'introduzione della tesi:
Nel corso dei secoli l’Impero ottomano è stato il grande
“nemico-amico” dell’Europa occidentale: esso è stato considerato una
minaccia dalle nazioni europee perché disponeva di un potente esercito
che lo aveva portato prima in Asia Minore e poi in Medio Oriente ed in
Africa Settentrionale. Ma l’Occidente non temeva solo la conquista: infatti,
gli ottomani erano musulmani e, acquisendo nuovi territori, avrebbero
portato l’Islam nell’Europa cristiana (anche se è cosa nota che le minoranze
all’interno dell’Impero turco potevano mantenere il proprio Credo
purché pagassero una tassa speciale). L’Europa aveva demonizzato la figura
del turco, che veniva considerato un “infedele” privo di sentimenti. Il
fatto che tra i musulmani vigesse, ad esempio, la poligamia era scandaloso
agli occhi degli europei, che crearono nelle proprie menti un’immagine
lussuriosa dell’Oriente: un luogo dove tutto era permesso, dove le donne
erano degli strumenti nelle mani degli uomini, dove i potenti esercitavano
una violenza spietata nei confronti dei più deboli.
Nel quadro storico dei rapporti tra Turchia ed Europa non ci sono
stati esclusivamente scontri bellici, ma anche scambi commerciali ed influssi
culturali reciproci. In questa tesi si è voluto analizzare il caso
dell’Austria, il cui Impero è stato a lungo confinante con quello ottomano.
Dallo studio dei rapporti tra Impero asburgico ed Impero ottomano è emerso
che le due potenze sono state rivali fino al XVIII secolo circa; dopodiché
l’astio si sarebbe trasformato in collaborazione e di conseguenza
in amicizia.
Questa situazione esercitò ovviamente una certa influenza
sulla mentalità del popolo austriaco e per questo è possibile riscontrare la
presenza di elementi turchi nell’arte austriaca. Come è risultato dalla
composizione dell’elaborato, la figura del turco è più facile da incontrare
nell’ambito popolare, sia a livello artistico sia a livello di credenze
diffuse. Il turco ottomano ha trovato grande spazio nell’arte austriaca in seguito
alla vittoria del 1683 e cioè all’epoca delle cosiddette guerre turche
che hanno allontanato definitivamente la minaccia ottomana dall’Europa
occidentale e che si sono svolte a cavallo tra il XVII ed il XVIII secolo.
In seguito, i Turchi sono stati oggetto di rappresentazione, di citazione e di
studio più nel settore musicale che non in quello delle arti figurative.
A livello letterario, l’argomento turco non ha avuto molto
successo ma in compenso le leggende orali del popolo austriaco pullulano
di soggetti turchi.
Nella vita quotidiana, gli ottomani svolsero un ruolo di
prim’ordine, dal momento che portarono in Europa novità gastronomiche,
come nel caso dell’introduzione del caffè, e naturalistiche, permettendo la
diffusione del tulipano e di molti altri fiori ornamentali.
Il fenomeno artistico più recente che riguarda l’immagine del
turco nell’arte austriaca è quello dell’Orientalismo, che vede studiosi ed
artisti austriaci impegnati nella scoperta dell’Oriente. Come negli altri
paesi europei, anche in Austria nacque una scuola pittorica d’indirizzo
orientalista che, nonostante la dedizione ai temi più cari all’Orientalismo in
generale, riuscì a proporre una visione più obiettiva e bucolica
dell’Oriente: l’Austria prese così le distanze dalle tendenze francesi e
britanniche, le quali erano più incentrate su di un Orientalismo
eurocentrico e volto esclusivamente al soddisfacimento delle fantasie borghesi.
Non è stato facile raccogliere il materiale necessario per la
realizzazione di questo tipo di studio: un po’ perché l’immagine del turco
nell’arte austriaca non è una costante e un po’ perché i rapporti tra
Austria e Turchia non sono stati dettati da esigenze colonialistiche. L’Impero
austro-ungarico non ha posseduto quelle colonie che hanno permesso la
grandezza di Francia e Gran Bretagna: i contatti che l’Austria ha avuto
con l’Oriente, a parte – ovviamente – gli scontri bellici, sono stati resi
possibili dalla collaborazione con l’Impero ottomano. Ritengo importante
in questo caso sottolineare il termine “collaborazione” che, inutile dirlo,
è l’esatto contrario del termine “colonizzazione”: infatti è proprio questo
che fa la differenza tra l’Orientalismo della scuola austriaca - e anche
tedesca – e quello delle scuole francesi e britanniche!
La tesi è organizzata in cinque capitoli, il cui contenuto è integrato
con immagini esemplari dell’immagine del turco nei diversi indirizzi artistici.
Il primo capitolo svolge una funzione introduttiva per permettere
un più facile avvicinamento alle opere d’arte caratterizzate
dall’immagine del turco. La panoramica storico-culturale rende possibile
la comprensione dei fatti che hanno influenzato la visione del turco da parte del popolo austriaco.
Nel secondo capitolo viene invece analizzata l’immagine del
turco nell’arte austriaca che va dalle origini dei contatti tra le due
potenze fino ai primi del ‘700, ovvero quando i Turchi iniziano ad essere visti in
un’ottica più positiva ed obiettiva. In questo ambito si è voluto analizzare
in particolare il caso di Vienna che più di ogni altra città austriaca ha
sentito il contatto con l’Impero ottomano.
Il terzo capitolo riguarda la pittura orientalista ed analizza
personalità ed opere di quei pittori austriaci che si sono dedicati alla
cultura ottomana. All’interno del discorso sull’Orientalismo è stato messo in
luce anche il contributo di alcuni grandi orientalisti che si sono
interessati ai paesi occupati dalla Turchia, come l’Egitto, la Siria, la Giordania, il
Libano, l’attuale Libia, la Tunisia, l’Algeria, e che occupano un posto di
spicco tra gli orientalisti europei.
Il quarto capitolo focalizza l’attenzione sul peso che le novità
provenienti dall’Asia Minore hanno avuto e in Austria e in Europa, ma
soprattutto mira all’analisi dell’importanza della figura del turco ottomano
nell’ambiente musicale austriaco.
Infine, il quinto capitolo propone l’avvicinamento ad alcune
leggende austriache, che nella maggior parte dei casi propongono un’immagine
negativa del turco.
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