I confini neri: l'impero
austro-ungarico prima della prima guerra mondiale - i confini rossi: l'Austria dopo la prima
guerra mondiale - la zona verde: la parte
della Carinzia contesa tra l'Austria e la Jugoslavia
carta:
AlphaCentauri / elaborazione:
Wolfgang Pruscha
L'Austria alla fine della prima guerra mondiale:
Già prima della prima guerra mondiale il grande impero austro-ungarico era
lacerato dalle rivendicazioni indipendentiste delle numerose nazionalità di
cui il regno asburgico era composto. Un chiaro sintomo di questi malesseri
interni fu l'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando da parte di un
gruppo di giovani nazionalisti bosniaci e serbi che fu usata come pretesto per
dichiarare la guerra alla Serbia che poi si sarebbe trasformato nell'inizio della prima guerra
mondiale.
Quando la guerra finì il secolare impero degli Asburgo cessò di esistere.
Quel che rimase del grande impero fu il piccolo "Deutsch-Österreich": il
territorio era ridotto da 677.000 a 84.000 km2, la popolazione da
50 a 7 milioni. Ma anche i nuovi confini non rispecchiavano esattamente i confini
linguistici ed etnici: l'Austria non perse solo i territori
non-tedeschi: i vincitori tolsero all'Austria anche altri territori con una
popolazione di madrelingua tedesca: la zona dei Sudeti con ca. 3 milioni di
persone che parlavano tedesco fu attribuita alla nuova repubblica
cecoslovacca e l'Alto Adige, con 200.000 persone di madrelingua tedesca, fu
annessa all'Italia.
La Carinzia contesa tra Austria e Jugoslavia:
Dall'altra parte, in quel piccolo "Deutsch-Österreich"
c'era una zona, nella parte meridionale della Carinzia, dove la grande
maggioranza della popolazione non parlava il tedesco, ma lo sloveno. Il neonato stato della
Jugoslavia tentò subito di occupare militarmente quella zona per annetterla,
ma fu fermata da una controffensiva carinziana che costrinse gli jugoslavi a
un armistizio, che però non risolse definitivamente la spinosa questione.
Il 10 settembre 1919 fu infine firmato il trattato di pace di Saint-Germain,
che definì in dettaglio la ripartizione del dissolto Impero Austro-Ungarico
e che richiese, per la parte contesa della Carinzia, un plebiscito. Quella
zona fu divisa in due parti: una Zona A, di maggiore estensione e
corrispondente alla fascia di confine dove la maggioranza parlava lo
sloveno, e una Zona B, più piccola e situata più a nord, comprendente la
città di Klagenfurt, dove la maggioranza parlava il tedesco (vedi la cartina
sotto). Il plebiscito
doveva avvenire prima nella Zona A e, se i suoi abitanti si fossero espressi
a favore dell'annessione alla Jugoslavia, un secondo plebiscito avrebbe
dovuto aver luogo nella Zona B.
Il risultato del plebiscito:
Il risultato del plebiscito nella zona A
grafica:
Furfur / elaborazione: Wolfgang Pruscha
Il 10 ottobre del 1920 si svolse il plebiscito nella zona A. La popolazione
totale di quella zona era di 71.800 abitanti di cui il 68% parlava lo
sloveno e il 32% il tedesco. Visto che era prevedibile che la parte tedesca
della popolazione votasse en-bloc per l'Austria, quasi tutta la propaganda
pre-plebiscitaria si concentrò sulla parte slovena della zona A. Qui due
esempi tipici, entrambi in lingua slovena: Il risultato fu una sorpresa: il
59% dei votanti si espresse per una permanenza nell'Austria e solo il 41%
votò per un'annessione alla Jugoslavia (nella grafica in alto i risultati in
dettaglio). Mentre più o meno il 100% della popolazione di lingua tedesca
aveva votato per l'Austria, solo il 60% della popolazione di lingua slovena
si espresse a favore della Jugoslavia, il 40% invece fu a favore della
permanenza con l'Austria.
I motivi di quel 40% di sloveni che votarono per l'Austria
non sono difficili da capire: la maggior parte della popolazione slovena
era composta da contadini che, con una decisione a favore della Jugoslavia, avrebbero
perso il loro mercato di riferimento più importante, cioè Klagenfurt.
Contavano sicuramente anche le prospettive di un maggiore benessere in caso
di una permanenza con l'Austria. Per molti sloveni, gli argomenti razionali
erano quindi più convincenti della propaganda nazionalista supportata da
entrambi i lati dagli slogan pseudo-religiosi.
Le conseguenze:
Visto che il 59% della popolazione della Zona A aveva votato per l'Austria,
il plebiscito nella zona B non era più necessario e così entrambe le zone
rimasero con l'Austria. La Jugoslavia tentò un'altra volta di annettere
militarmente almeno la parte della Zona A dove la maggioranza aveva votato
per la Jugoslavia, ma una energica minaccia degli alleati fece rientrare
questo tentativo. La Carinzia rimase interamente con l'Austria e in seguito
la sovranità austriaca non fu più messa in discussione da nessuno.
Oggi, il 10 ottobre è festa in Carinzia, con scuole e uffici pubblici
chiusi, in ricordo di quel plebiscito del 1920.