Viaggio in Austria - La storia dell'Austria
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Il Plebiscito della Carinzia nel 1920

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L'impero austro-ungarico dopo la prima guerra mondiale
I confini neri: l'impero austro-ungarico prima della prima guerra mondiale - i confini rossi: l'Austria dopo la prima guerra mondiale - la zona verde: la parte della Carinzia contesa tra l'Austria e la Jugoslavia
carta:
AlphaCentauri / elaborazione: Wolfgang Pruscha

L'Austria alla fine della prima guerra mondiale:

Già prima della prima guerra mondiale il grande impero austro-ungarico era lacerato dalle rivendicazioni indipendentiste delle numerose nazionalità di cui il regno asburgico era composto. Un chiaro sintomo di questi malesseri interni fu l'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando da parte di un gruppo di giovani nazionalisti bosniaci e serbi che fu usata come pretesto per dichiarare la guerra alla Serbia che poi si sarebbe trasformato nell'inizio della prima guerra mondiale.

Quando la guerra finì il secolare impero degli Asburgo cessò di esistere. Quel che rimase del grande impero fu il piccolo "Deutsch-Österreich": il territorio era ridotto da 677.000 a 84.000 km2, la popolazione da 50 a 7 milioni. Ma anche i nuovi confini non rispecchiavano esattamente i confini linguistici ed etnici: l'Austria non perse solo i territori non-tedeschi: i vincitori tolsero all'Austria anche altri territori con una popolazione di madrelingua tedesca: la zona dei Sudeti con ca. 3 milioni di persone che parlavano tedesco fu attribuita alla nuova repubblica cecoslovacca e l'Alto Adige, con 200.000 persone di madrelingua tedesca, fu annessa all'Italia.

La Carinzia contesa tra Austria e Jugoslavia:

Dall'altra parte, in quel piccolo "Deutsch-Österreich" c'era una zona, nella parte meridionale della Carinzia, dove la grande maggioranza della popolazione non parlava il tedesco, ma lo sloveno. Il neonato stato della Jugoslavia tentò subito di occupare militarmente quella zona per annetterla, ma fu fermata da una controffensiva carinziana che costrinse gli jugoslavi a un armistizio, che però non risolse definitivamente la spinosa questione.

Il 10 settembre 1919 fu infine firmato il trattato di pace di Saint-Germain, che definì in dettaglio la ripartizione del dissolto Impero Austro-Ungarico e che richiese, per la parte contesa della Carinzia, un plebiscito. Quella zona fu divisa in due parti: una Zona A, di maggiore estensione e corrispondente alla fascia di confine dove la maggioranza parlava lo sloveno, e una Zona B, più piccola e situata più a nord, comprendente la città di Klagenfurt, dove la maggioranza parlava il tedesco (vedi la cartina sotto). Il plebiscito doveva avvenire prima nella Zona A e, se i suoi abitanti si fossero espressi a favore dell'annessione alla Jugoslavia, un secondo plebiscito avrebbe dovuto aver luogo nella Zona B.

Il risultato del plebiscito:

Il risultato del plebiscito
Il risultato del plebiscito nella zona A
grafica:
Furfur / elaborazione: Wolfgang Pruscha
Il 10 ottobre del 1920 si svolse il plebiscito nella zona A. La popolazione totale di quella zona era di 71.800 abitanti di cui il 68% parlava lo sloveno e il 32% il tedesco. Visto che era prevedibile che la parte tedesca della popolazione votasse en-bloc per l'Austria, quasi tutta la propaganda pre-plebiscitaria si concentrò sulla parte slovena della zona A. Qui due esempi tipici, entrambi in lingua slovena: Il risultato fu una sorpresa: il 59% dei votanti si espresse per una permanenza nell'Austria e solo il 41% votò per un'annessione alla Jugoslavia (nella grafica in alto i risultati in dettaglio). Mentre più o meno il 100% della popolazione di lingua tedesca aveva votato per l'Austria, solo il 60% della popolazione di lingua slovena si espresse a favore della Jugoslavia, il 40% invece fu a favore della permanenza con l'Austria.
La propaganda pro-Austria e pro-Jugoslavia
I motivi di quel 40% di sloveni che votarono per l'Austria non sono difficili da capire: la maggior parte della popolazione slovena era composta da contadini che, con una decisione a favore della Jugoslavia, avrebbero perso il loro mercato di riferimento più importante, cioè Klagenfurt. Contavano sicuramente anche le prospettive di un maggiore benessere in caso di una permanenza con l'Austria. Per molti sloveni, gli argomenti razionali erano quindi più convincenti della propaganda nazionalista supportata da entrambi i lati dagli slogan pseudo-religiosi.

Le conseguenze:

Visto che il 59% della popolazione della Zona A aveva votato per l'Austria, il plebiscito nella zona B non era più necessario e così entrambe le zone rimasero con l'Austria. La Jugoslavia tentò un'altra volta di annettere militarmente almeno la parte della Zona A dove la maggioranza aveva votato per la Jugoslavia, ma una energica minaccia degli alleati fece rientrare questo tentativo. La Carinzia rimase interamente con l'Austria e in seguito la sovranità austriaca non fu più messa in discussione da nessuno.

Oggi, il 10 ottobre è festa in Carinzia, con scuole e uffici pubblici chiusi, in ricordo di quel plebiscito del 1920.

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