Viaggio in Austria - La musica
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Arnold Schönberg

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Arnold Schönberg
Arnold Schönberg (1874-1951). in una foto del 1928
foto:
Georg Fayer

Le prime influenze musicali:

Arnold Schönberg nasce a Vienna il 13 settembre 1874. Fa parte di una famiglia piccolo borghese dalle modeste condizioni economiche. A causa di ciò abbandona gli studi liceali molto presto e coltiva la sua formazione musicale in buona sostanza da autodidatta. Il suo apprendistato è vario e disordinato, tuttavia scambia esperienze e riceve lezioni di armonia e contrappunto da importanti musicofili tra cui Alexander von Zemlinsky. Quest’ultimo lo guida verso l’adesione alle avanguardie tedesche. Nel 1901 va a Berlino dove insegna al conservatorio. L’anno successivo fa ritorno a Vienna e nel 1910 diventa professore di composizione presso l’ Akademie für Tonkunst. Peregrinerà fra Vienna e Berlino fino al 1925, anno in cui si stabilirà nella capitale tedesca ottenendo anche qui una cattedra di composizione presso la Kunstakademie.

Il musicista austriaco muove i suoi primi passi attingendo a Wagner, Mahler e Brahms. Da sempre estraneo alle polemiche fra brahmsiani e wagneriani, Schönberg coglie da questi grandi maestri un’originale influenza riscontrabile nei lavori come il Quartetto in re maggiore, i Lieder op.1, op.2, e op.3, il poema sinfonico per sestetto d’archi Verklärte Nacht (La notte trasfigurata) del 1899 e quello per grande orchestra Pelleas e Melisande del 1903 oltre ai grandiosi Gurrelieder. Già da qui si nota come sia in corso un’introduttiva dissoluzione tonale.

L'adesione al movimento espressionista:

Il Novecento si apre con un’enorme ansia di soverchiare i precedenti atteggiamenti estetici e morali; l’intellettuale vuole letteralmente raschiare dalla società la falsa rassicurazione del conformismo borghese, assorbe le tensioni in circolazione e le fa proprie convertendole in azione. Delle numerose correnti quella più decisiva per la musica è senz’altro l’Espressionismo. Schönberg aderisce a questo desiderio di svincolarsi dalla realtà esteriore, traducendo in suoni quello che Kandinskij, Kokoschka, Klee fanno in arte e Zweig, Kafka e Kaiser in letteratura.

Arnold vuole avviare un’estetica più personale sganciata da schemi prefissati e promuove una reinterpretazione dei modelli classici nella Kammersymphonie op.9, nei due Quartetti in re minore op. 7 nonché nei Tre pezzi op.11 per pianoforte.
Un estratto dallo spartito della Serenate op.24
Un estratto dallo spartito della Serenate op.24

La rottura con l'armonia classica:

Stringe legami con molti esponenti delle avanguardie artistiche dell’epoca, tra cui il già citato Vassilij Kandiskij e Gustav Mahler. Compone nel 1908 quindici liriche op.15 tratte da Das Buch der Hängenden Gärten (Il libro dei giardini pensili), un testo del poeta tedesco Stefan George e nel 1912 aderisce totalmente al movimento espressionista unendosi ai fondatori del gruppo Der blaue Reiter (Il cavaliere azzurro). Questo segna la definitiva rottura di Schönberg con le convenzioni del sistema tonale. Prima della prima guerra mondiale nascono i capolavori come i Cinque pezzi per orchestra op. 16, Die glückliche Hand op. 18 (La mano felice), Sei piccoli pezzi per pianoforte op. 19 fino al famigerato Pierrot Lunaire op. 21 nel 1912, quest’ultimo innovativo per l’uso dello Sprechgesang, il canto parlato, in aperto contrasto con quello tradizionale. Nel 1911 convoglia le sue idee sul linguaggio armonico nell’Harmonielehre, il Manuale d’armonia.

Nel primo dopoguerra il compositore austriaco continua il suo percorso e trasforma l’atonalità nel cosiddetto metodo dodecafonico, ovvero il più radicale tra i nuovi linguaggi che i compositori fino ad allora abbiano mai tentato. L’atonalismo nega la gerarchia e la relazione nell’ordine dei suoni, fa esplodere le regole rigide di un sistema ormai considerato immutabile e indiscutibile. Schönberg individua un nuovo ordine che lui definisce “di composizione con dodici note in relazione solo fra loro”.

Con la dodecafonia il musicista vuole collocare su un medesimo piano tutti i suoni della scala cromatica e ne utilizza una specifica successione chiamata serie. La serie originaria di dodici suoni può essere variata in diversi modi: per inversione, ovvero in cui gli intervalli fra le note si susseguono in modo contrario, per retrogradazione dove le note sono collocate dall’ultima alla prima e l’unione delle due cose, cioè l’inversione retrograda. Il maestro crea un procedimento vero e proprio basato sull’uso di serie di suoni che comprendono tutte e dodici le altezze del sistema temperato.

Il primo esempio musicale è nel Walzer dai 5 Klavierstücke op. 23. Man mano la tecnica è stata perfezionata e fra le più importanti opere dodecafoniche possiamo ricordare la Serenate op. 24 per baritono e complesso strumentale, la Suite op. 25 per pianoforte, il Quintetto per fiati op. 26, la Suite op. 29 per complesso da camera e le Variazioni per orchestra op. 31 del 1928 in cui vengono usate tutte le forme della serie. Schönberg, oltre che teorico, si occupa anche di didattica musicale e con i suoi famosi allievi, Alban Berg e Anton von Webern, costituisce la Scuola di Vienna, sede e punto di riferimento per i musicisti delle nuove generazioni e per gli sperimentalismi. Negli anni Trenta compone per il teatro: con il Moses und Aron rimasto incompiuto a causa dell’esilio per motivi razziali del maestro voluto dai nazisti, sintetizza ancora una volta la sua estetica della musica; l’intera opera è costruita appunto su un’unica serie dodecafonica.

Schönberg in esilio tra Francia e Stati Uniti:

Con l’avvento del nazismo a Schönberg fu revocata la cattedra presso l’ Accademia statale di musica di Berlino e fu costretto a spostarsi a Parigi prima, poi via via in altre città fino a Los Angeles dove si stabilisce fino alla morte. Le opere che compone dal 1935 alla fine possiedono tutte una forte denuncia sociale e politica come la Cantata ebraica Kol Nidre op. 39, l’Ode to Napoleon op. 41 del 1942, e soprattutto A survival from Warsaw (Un sopravvissuto di Varsavia) del 1947 per ricordare le barbarie tedesche avvenute nella capitale polacca.

Negli Stati Uniti il compositore austriaco si concentra sul settore vocale, ma alcuni esempi in ambito strumentale sono rimasti maggiormente conosciuti tra cui il Concerto per violino e orchestra op. 36, il Concerto per pianoforte e orchestra op. 42 e due opere da camera: il Quartetto op. 37 e il Trio per archi op. 45.
La tomba di Arnold Schönberg a Vienna
La tomba di Arnold Schönberg a Vienna (Zentralfriedhof)
foto:
Daderot
Muore il 13 luglio 1951 nella città californiana dopo aver stravolto il mondo musicale con la sua individualità creativa e il suo temperamento intuitivo sullo sfondo di uno scenario culturale intricato. Grazie a lui la musica si è emancipata dalla tonalità classica dischiudendo le porte ad un’inedita dimensione armonica e cromatica; è a pieno titolo il legislatore della dodecafonia.

testo: Daniele Brina

La musica di Arnold Schönberg:

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